MALCOM X

Regia di Spike Lee

Con Denzel Washington, Angela Basset, Spike Lee

“No, non abbiamo visto mai la democrazia. Abbiamo visto soltanto l’ipocrisia. Noi non vediamo alcun Sogno Americano. Abbiamo vissuto solo l’Incubo Americano. “

Proprio tra sogno ed incubo si svolge la storia, realmente accaduta, di Malcom X, figlio di Earls e Louise Little, destinato fin da piccolo a umiliazioni ed episodi di razzismo; nel mezzo, c’è la trasformazione che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta, dove corpo e mente sono via via segnati da scelte subite e scelte consapevoli, che portano il protagonista a vivere la sua vita come seguendo le tappe di una salita al Calvario (il paragone con Cristo è infatti portato dallo stesso insegnante di Malcom, che gli suggerisce di fare, al posto della carriera di avvocato, un lavoro più consono a quello relativo alla sua condizione sociale, ovvero il falegname come Gesù), che infatti termina con una con una morte violenta, sulla  quale ci sono ipotesi contrastanti.

Il film si può dividere in tre parti, facilmente distinguibili sia dal ritmo narrativo che dai colori scelti per la pellicola. Nella prima parte infatti, il tempo è scandito dall’entusiasmo e la voglia di scoperta del giovane Malcom, che pur accettando lavori umili non si piega facilmente alle quotidiane prevaricazioni che sono costretti a subire i neri in quel tempo negli Stati Uniti d’America ; i colori sono squillanti, caldi, come  si trattasse di un musical .è qui, infatti, che viene girata la scena nel Savoy Ballroom, dove un gruppo di ballerini tra cui Frankie Manning e Ryan François (coreografo del ballo) si esibiscono creando un vortice assolutamente perfetto ed equilibrato di figure di lindy hop , incui non mancano areals, swing out, elementi di jazz routine.

La seconda parte del film si tinge di toni  gravi, drammatici, in quanto Malcom, cede alla tentazione di guadagni più facili entrando a far parte  di un giro malavitoso di Harlem, a causa del quale sconterà dieci anni di pena. Durante tutto questo periodo Malcolm incontra un esponente influente della Nation of Islam (NOI), una setta militante islamica che si batte per la creazione di una nazione nera, separata dai bianchi e operativa all’interno degli stessi Stati Uniti. Viene affascinato dagli insegnamenti di Elijah Muhammad, un predicatore musulmano grazie al quale riconquista il rispetto per la vita e l’orgoglio afroamericano. Inizia a leggere molto, cercando risposte e giustificazioni filosofico-religiose riguardo alla sua nuova direzione di vita, legata all’odio verso “il diabolico uomo bianco”. Sarà quando uscirà di prigione che Malcom porrà una X al posto del suo cognome, segno del rifiuto della condizione di schiavo cui era legata la privazione del vero nome africano cui i bianchi avevano sottoposto i suoi antenati in schiavitù nel Nuovo Mondo.Lo scenografo Wynn Thomas ha dichiarato: «In quel periodo Malcolm rinasce spiritualmente. Abbiamo tolto tutto il colore della sua vita precedente e il risultato è che la prigione è trattata monocromaticamente: molti grigi, bianchi e blu»

Nella terza parte del film dominano le tonalità di  marroni, verdi e beige. Dopo  un viaggio alla Mecca, Malcom X prende coscienza del fatto che forse è possibile una integrazione tra razze e culture diverse, e quindi tra bianchi e neri, oltre al fatto che la sua guida spirituale Muhammad, coivolto da scandali personali, non è più il rappresentante della purezza e dell’integrità della religione islamica che credeva. Quando quindi  Malcom deciderà di allontanarsi dal NOI e di aprirsi al confronto con i bianchi sinceramente partecipi al problema razziale, sarà ormai troppo tardi.

A sottolineare la differenza di presupposti atti a combattere il razzismo, nella scena del suo elogio funebre Nelson Mandela accetterà di dichiarare: « Come diceva il fratello Malcolm: dichiariamo che è nostro diritto essere rispettati come esseri umani su questa terra, in questa società, in questo giorno. Un diritto che vogliamo far esistere… “quindi viene interrotto dalla vera voce di Malcolm X, che conclude: « con ogni mezzo necessario. »