Con Jazz viene identificata quella forma musicale fondata sull’improvvisazione e caratterizzata da un ritmo swing. Su queste note, soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale, nasce e si sviluppa quasi naturalmente la danza Jazz; quest’ultima si caratterizza inizialmente per il suo stile popolare, che prende ispirazione dai gesti più semplici della vita quotidiana e lavorativa, anche se durante tutto il trentennio successivo dalla sua nascita è stata oggetto di continue evoluzioni, fino a diventare una danza dalla forma più teatrale e che richiede ballerini di livello professionistico per essere portata in scena. Dagli anni Cinquanta si inizia infatti a parlare di Modern Jazz: questa evoluzione si deve all’influenza di grandi ballerini e coreografi provenienti dal balletto e dalla danza moderna (nel periodo di piena affermazione delle nuove tecniche di quest’ultima) che iniziano ad ispirarsi al jazz e a fondere sempre di più questo stile con le proprie conoscenze pregresse. Tra i maggiori coreografi di danza che si affacciarono al mondo del jazz ricordiamo, tra i tanti, GEORGE BALANCHINE, AGNES DE MILLE, JACK COLE, HASNYA HOLM, HELEN TAMIRIS, MICHAEL KIDD.
Potrà sembrare strano, ma anche i balli caraibici hanno dato il loro apporto allo sviluppo delle danze jazz ( introducendo le “isolazioni del corpo”) soprattutto grazie al prezioso contributo della grande ballerina Katherine Dunham.
La danza jazz è ancora oggi in continua evoluzione, dal momento che è basata puramente sull’improvvisazione, ma ci sono alcune caratteristiche fondamentali che la contraddistinguono, come ad esempio l’espressività della musica attraverso i movimenti, che danno modo al ballerino di avere un vero e proprio dialogo con l’orchestra. Anche il ritmo è fondamentale: Pepsi Bethel diceva che “senza ritmo il ballo non è niente, il ritmo è più importante dei movimenti che fai. Non esiste un modo preciso per fare i passi ma il ritmo deve essere consistente.” Un altro elemento molto importante che contraddistingue la danza Jazz è la postura del corpo, che deve essere sempre protratta in avanti e verso il basso.
Dalla combinazione di più jazz steps ripetuti in sequenza nascono le Jazz Routines, e tra le più famose giunte fino ai giorni nostri ricordiamo lo “Stroll”, lo “Shim Sham”, “Tranky doo” e “Big Apple”. La routine sarebbe solo una sequenza di passi invariata, se non fosse pensata in modo da sincronizzare un movimento effettuato da più ballerini contemporaneamente a tempo di musica. Per questo famosi coreografi sono passati alla storia per aver ideato coreografie che sono eseguite ancora oggi, più o meno fedelmente, in moltissime occasioni.
Lo Stroll è la più popolare tra le line dance che, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, si diffuse tra la cultura giovanile americana. I ballerini si disponevano in due linee separate e frontali che dividevano gli uomini dalle donne. Entrambi ballavano sul posto e, a turno, una coppia si incontrava al centro del corridoio formata dalle due file per sviluppare un ballo più elaborato. A rendere popolare la danza stroll fu lo show “American bandstand”e il film “American Graffiti”, la cui colonna sonora (“The Stroll” by The Diamonds) ha dato il nome al ballo.
Nel 1992 Ryan Francois inventa il Jitteburg Stroll, una routine divisa in sei frasi di otto tempi, alla fine di ciascuna delle quali il ballerino deve girare di novanta gradi.
Lo shim sham è invece una routine che deriva dalla tap dance: ballarla oggi è come rievocare le radici stesse dello swing!
La routine tranky doo è coreografata da Pepsy Bethel e per la prima volta fu ballata al Savoy Ballroom nel 1940.
La Big apple (1936), nata dall’incontro casuale di tre ragazzi bianchi affascinati da un gruppo di ballerini neri che stavano eseguendo davanti a loro questo ballo senza nome, in un locale chiamato “Big Apple Night Club”, divenne poi un ballo di gruppo molto popolare, perché “semplicemente ti mettevi in gruppo e cominciavi a seguire”. L’anno successivo, Frankie Manning in persona si inventò una sua versione che era molto simile a quella che tutti conosciamo in Keep Punchin’.
Il Lindy Hop affonda le sue radici nelle danze jazz e nessun ballerino dovrebbe sottovalutare l’importanza di imparare almeno i più famosi jazz steps e le più importanti routines, lasciandosi trasportare dall’improvvisazione individuale sul ritmo della musica. Ballare singolarmente, oltre ad essere divertente, migliora molto l’equilibrio, il controllo del proprio corpo,la coordinazione e la musicalità, stimola la fantasia del ballerino e aiuta ad affinare lo stile delle proprie movenze, migliorando anche il ballo di coppia. Quindi che aspettate? Ballate, sia soli… che ben accompagnati!