La Grande Depressione è il periodo tra le due grandi guerre che per gli USA ha rappresentato il risultato del paradosso del benessere post-fordiano. È un paradosso infatti pensare che un’intera generazione sia stata ridotta alla povertà e alla vita di strada per il sopravvenire dell’efficienza produttiva sull’economia agraria. È un paradosso pensare alle centinaia di migliaia di persone che per questo paradigma produttivo hanno visto andare in fumo il sogno americano. È un paradosso pensare che il più grande ritratto storico di questo dramma sia stato realizzato dalla “Farm Security Administration” (FSA). È un paradosso che la più grande raccolta di fotografie promosse dall’FSA in quel periodo sia stata realizzata da Mr. Manning, Joe Manning per l’esattezza, autore, ricercatore e assistente sociale in pensione. Tra tutti i fotografi ingaggiati dall’FSA, la più rinomata fu certamente Dorothea Lang, che rappresentò in tutta la sua forza il senso di disagio dell’instabile realtà rurale dell’America degli anni ’30. L’opera più famosa di Dorothea, dell’FSA e dell’intero periodo della Grande Depressione è “The migrant mother”. Questa foto racconta la storia di una famiglia che ha appena dovuto vendere il proprio campo di piselli per riuscire a comprare del cibo per sopravvivere. L’immagine, al contempo, racconta la disperazione di una madre, di una donna di 32 anni, madre di sette figli, del suo viso segnato dal tempo e dalle fatiche di una vita, e di due suoi figli, nascosti, di spalle, in cerca della protezione materna.