Nel 1948, l’Italia andava alle urne per la prima volta come Repubblica, arabi e israeliani iniziarono una guerra, nascevano i miei genitori e la FIAT produceva la prima 500. La 500, come la 1100 e la 1400, rappresentarono per dei lustri il mezzo di trasporto della neo classe media italiana. L’Italia stava mettendo le basi per il ventennio di maggior benessere dai tempi dei romani. Ma fu nel 1952 che qualcosa cambiò nella prospettiva. Le FIAT di quel periodo erano prodotte principalmente come motore a sostegno della crescita economica italiana, al servizio della “Famiglia Italiana” nell’accezione cara alla nostra memoria. Cosa accadde nel 1952? Be’, accadde che a Ginevra venne presentata la celebre figlia di Dante Giacosa, la prima FIAT atta a conquistare il mercato americano. Era dal ’45 che c’era l’idea di un motore a 8 cilindri, chiamato Tipo 106, ma nel ’52, per la prima volta, venne creato in FIAT un motore V8. Poiché il marchio V8 era registrato da Jaguar, il genio italiano mise insieme un nuovo acronimo: Otto Vu. Motore a 70 gradi, cilidrata da quasi 2 litri, velocità massima di quasi 200 Km/h: la Otto Vu era una vera Supercar. Venne prodotta in appena 114 esemplari e le personalizzazioni erano affidate a certosini artigiani che fecero in modo che non esistessero due Otto Vu uguali. Era un’auto sportiva, certo, e infatti vinse il Trofeo Stella Alpini nel ’52, ma avere una 8V in casa voleva dire avere tra le mani il genio italiano, ancora una volta a guidare le strade del Mondo.