La moda è stata e sarà sempre una delle testimoni più attendibili dei cambiamenti di un’epoca e, proprio a cavallo della Grande Crisi, scovò vie e soluzioni che avrebbero condizionato i secoli a venire. In quel periodo si puntò a uno stile foriero di nuove certezze e di un rinnovato ottimismo: le forme erano più semplici e fluide, così da dare nuovo valore e rinascita al corpo sofferente e bistrattato da un’improvvisa e ingiusta prigionia.

Una vera rivoluzione fu l’invenzione del taglio in sbieco, ossia in diagonale a 45° rispetto al verso della trama e dell’ordito. Creatrice di una delle più prestigiose maison di alta moda, Madeleine Vionnet riprese, tagliando di sbieco la stoffa, il drappeggio dei pepli greci, che accompagnava il corpo senza più costringerlo, ma anzi avvolgendolo in un continuo dialogo con l’abito. Famosi sono i suoi morbidi vestiti da indossare dalla testa, privi di ganci e bottoni, e le sue tuniche con cappuccio. I suoi abiti erano difatti ricavati da un pezzo unico di stoffa (maniche incluse) che, prima di farlo confezionare a grandezza naturale, veniva montato su una bambola di 80 centimetri.

La tremenda crisi del 1929 non si allontana poi così tanto da quella che stiamo attraversando noi adesso, e in quello scenario, così paralizzante e disperato, l’arte del vestire trovò modo di dare nuove forme a idee nuove. Chissà che questo non sia di buon auspicio anche per noi. Ai posteri, l’ardua sentenza.