Capita talvolta di dover ridurre la bellezza del mondo onirico dell’arte a ispezioni euristiche che definiscano i contorni e i fenomeni. Così (i) il 1927 vide l’uscita nei cinema americani di “The Jazz Singer”, primo lungometraggio sonoro, che diede l’avvio all’Hollywood Golden Era. (ii) Il 1929 mise a nudo le incompiutezze del sistema economico/finanziario degli Stati Uniti, denotando tutti i limiti del capitalismo deregolamentato degli anni ’20. (iii) Nel 1933 F.D. Roosvelt divenne il 32° Presidente degli Stati Uniti. (iv) In Europa, l’espansione dei movimenti nazi-fascisti diede l’avvio alle grandi migrazioni di perseguitati e dissidenti verso l’altra sponda dell’Oceano. La crisi del ’29 aveva creato milioni di disoccupati e un’enorme sovrapproduzione con la conseguente stagflazione. Roosvelt ingaggiò una dura battaglia con i vari conservatorismi, interni (la Corte Suprema) e esterni (Nazifascismo). Questa nuova strategia, nota come New Deal, mixava propaganda (con i famosi caminetti del sabato), welfare state e opere pubbliche. Anche il Cinema da settima arte divenne industria con il duplice scopo di regalare alla popolazione americana un nuovo sogno (come in “Top Hat” con Fred & Ginger o “Casablanca”) e il pensiero critico per gli avvenimenti europei, dando voce a Fritz Lang e Orson Welles. Fin quando ancora una volta l’arte proruppe gli argini che le erano stati affibbiati, aprendo i sogni anche alle minoranze etniche afroamericane e i loro miti come Louis Armstrong e Cab Calloway.