Il Boogie Woogie nacque negli anni ’30, come una forma più veloce e ritmata del Blues.

Da principio era una musica esclusivamente per piano, improvvisata, che non seguiva quindi

uno spartito. In seguito fu estesa a formazioni di tre pianoforti, alla chitarra, alle big band, alle

formazioni di musica country e western, e a volte a formazioni gospel. All’inizio del Novecento

i pianisti neri nel Texas cominciarono a sviluppare una forma più veloce e ritmata del blues, il

cui scopo era quello d’intrattenere la gente nei juke joints dei bar, dove, la sera, il solo scopo era

quello di divertirsi e ballare. Questi locali si trovavano negli accampamenti dei lavoratori come,

ad esempio, vicino ai cantieri delle linee ferroviarie. Spesso, persino a bordo dei treni era presente

un pianista. I due brani più famosi che diedero inizio al genere musicale furono Honky Tonk Train

Blues di Meade Lux Lewis (1927), ispirato proprio alle sonorità di un treno a vapore; il secondo,

ancora più significativo, fu Pinetop’s Boogie Woogie (1928), dove Clarence Smith spiegava come

ballare il Boogie Woogie. A quei tempi questo nuovo tipo di musica fu designato con svariati

nomi: fast blues, rolling blues, the dozen, shuffle e altri ancora. Nel 1938, alla Carnegie Hall di

New York, suonarono, per la prima volta, artisti del calibro di Benny Goodman, Ted Wilson, Gene

Krupa, Lionel Hampton, Count Basie, Lester Young, Cootie Williams e altri nomi leggendari del

jazz. Sempre nello stesso anno Albert Ammons, Pete Johnson e Meade Lux Lewis, tre pianisti neri,

furono scoperti da un bianco, John Hammond. Per la prima volta nella storia della musica questo

stile fu presentato a un pubblico bianco nella famosa Carnegie Hall di New York e da quel giorno

iniziò un vero e proprio boom frenetico, che inserì questo nuovo stile musicale ai primi posti di tutte

le vendite discografiche e che sancì il sorpasso del Boogie sulla musica jazz. Conseguì un successo

strepitoso, tant’è che divenne la musica più popolare tra gli anni ’40 e ’50, grazie anche a Glenn

Miller e la sua Big Band, che la trasformò nella musica da ballo più famosa del dopoguerra.

Fu proprio in quel periodo che il Boogie Woogie si diffuse anche in Europa, grazie ai soldati

americani che si fecero portavoce della filosofia di libertà che questo genere sposava e, proprio per

il periodo storico in cui il ballo ebbe il suo apice, il Boogie Woogie divenne il simbolo del nuovo,

della rinascita. Si trattava di una danza non strutturata, spontanea, nata dalla mescolanza di più stili,

con una notevole carica vitale, sfacciata e ironica.

Questa è la storia a grandi linee… ma ai giorni nostri è davvero ancora così? È ancora

manifestazione della carica vitale che lo caratterizza?

Personalmente credo che la spontaneità e l’improvvisazione dovrebbero ancora essere le

caratteristiche fondamentali di questo ballo così vivace e dinamico, anche se è raro vedere ballerini

che si lasciano trascinare sposando questa filosofia, prediligendo invece l’esecuzione e l’esibizione

con un programma studiato, a discapito della connessione, della musicalità e dell’adrenalina che li

dovrebbero travolgere.

Ho seguito lo sviluppo e l’evoluzione che questa disciplina ha avuto negli anni ma cerco sempre

di rimanere fedele allo spirito originario e di diffondere la mia passione. Voglio sorvolare sulle

varie polemiche che aleggiano sulla base e lo stile “moderno” che il ballo ha assunto naturalmente

e voglio dare soltanto il mio punto di vista da ballerina. Il Boogie Woogie è un ballo di coppia

che appassiona e coinvolge, privo di rigidità, basato principalmente sulla guida del cavaliere, sulla

capacità d’improvvisazione e sulla musicalità.

I requisiti necessari per poterlo ballare sono la voglia di divertirsi e lasciarsi trasportare dalla

musica.

Il cavaliere deve riuscire a interpretare la musica e allo stesso tempo guidare la dama e farla

divertire. E l’unica cosa che consente questo mix perfetto è lanciarsi in pista e lasciarsi andare su

una canzone dal ritmo sfrenato e… buon divertimento!

Come dice una canzone che io adoro: “ He’s a tough lover, when he does that wiggle, I can’t keep

still”.