A partire dagli albori del XX secolo iniziano a diffondersi avanguardie artistiche con un atteggiamento di forte polemica nei confronti dell’arte accademica, così come anche della vita sociale: nascono Espresisonismo, Cubismo, Futurismo, Costruttivismo, Dadaismo, Surrealismo. Nell’ambito dei regimi totalitari, la rivoluzione artistica maggiormente contrastata è il Dadaismo, a causa del suo carattere umoristico che fa della dittatura hitleriana l’oggetto più ricorrente della satira. Molti artisti aderenti a questa corrente, ed iscritti al partito comunista, fanno della loro arte uno strumento per la propaganda anti-nazista.
Questo intento viene messo particolarmente in risalto dai disegni e dai quadri di George Grosz e dai fotomontaggi di John Heartfield, dove i ritratti di Hitler sono ritoccati “amorevolmente”. Il fotomontaggio di Hearthfield è molto diverso dai trucchi fotografici in cui si inserisce una testa sul corpo di un altro: in questi casi il fotomontaggio è mimetico, cerca di nascondersi, di non farsi vedere. Al contrario, il fotomontaggio come mezzo espressivo valorizza le diverse scale degli elementi montati insieme, a cui associa un senso, spesso provocatorio.
I disegni di Grosz, molti dei quali a inchiostro e acquerello, dove ricorre una forte critica nei confronti della classe borghese, hanno contribuito notevolmente all’immagine che molti hanno della Germania degli anni ‘20: il suo stile duro e spigoloso, talvolta infantile e pornografico, è ideale per illustrare persone misere, prostitute, ubriachi, assassini e soldati feriti, con una violenta componente di critica sociale nei confronti della spietata avidità dei ceti dirigenti e di volgari uomini d’affari, nascosta sotto la maschera della rispettabilità. I nazionalsocialisti cercano di riformare l’intera cultura e di assoggettarla alla loro ideologia, e i dadaisti berlinesi saranno costretti, insieme a migliaia di altri artisti non graditi al nuovo regime, ad emigrare.